L’immigrazione in Italia nel 2015. I dati salienti

L’immigrazione in Italia è una realtà complessa, che nel 2015 si presenta con due tratti apparentemente contraddittori.

Da un lato sono numerosi gli immigrati arrivati irregolarmente. In particolare, durante l’anno, gli sbarchi sono stati 154.000, composti sia da richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, sia da migranti economici in fuga dalla miseria. Questi arrivi, per quanti minoritari rispetto al milione e più di persone sbarcate in Europa in provenienza dall’Asia e dall’Africa, hanno richiesto un notevole investimento finanziario (3,3 miliardi di euro secondo fonti governative) e un’affannosa ricerca di posti per la loro sistemazione: circa 20.000 quelli ordinari e, con quelli straordinari, oltre oltre i 100.000, peraltro in continuo aumento.

D’altro lato, è rimasta stabile l’immigrazione stanziale. Dei 244 milioni di migranti nel mondo l’Italia detiene una quota del 4% (oltre 10 milioni), riferibile per la metà agli italiani all’estero e per l’altra metà ai 5.026.153 cittadini stranieri residenti sul territorio nazionale: questi nell’ultimo anno sono aumentati di sole 12mila unità, mentre il numero degli italiani all’estero ha parimenti superato i 5 milioni e si è incrementato di circa 200mila unità, per la metà a seguito di persone (i più con istruzione superiore) espatriate dalle loro regioni.

Aumenta il livello di globalizzazione del paese, non solo in conside- razione degli italiani residenti all’estero, ma anche per l’impatto esercitato sui rispettivi paesi dai cittadini stranieri che attualmente vivono Italia, attraverso i loro usuali contatti con familiari, parenti e amici, e ancor di più dagli immigrati che vi hanno fatto ritorno dopo un periodo trascorso in Italia. A quest’ultimo riguardo basti pensare alle persone venute per studiare presso le università (nel 2015 12.439 nuove iscrizioni su un tota- le di 70.339 iscritti stranieri) o per altre ragioni di studio, in particolare di lingua italiana (10.000 visti nel 2015) e ai soggiornanti per motivi religiosi (28.000 nel 2015): una parte di essi ritornerà nei rispettivi paesi e sarà testimone dell’esperienza italiana. In tal modo si determina una diffusa globalizzazione culturale, che favorisce la conoscenza dell’Italia e delle sue peculiarità, con un impatto sul piano commerciale e sui flussi turistici, attraverso le collettività italiane nel mondo e i parenti e gli amici degli immigrati in Italia (come risulta dall’indagine annuale della Banca d’Italia). Un significativo segno di globalizzazione sono anche le rimesse: 431,6 miliardi di dollari verso i cosiddetti paesi in via di sviluppo a livello globale, mentre da tutti gli Stati membri dell’Ue sono stati inviati 29,3 miliardi di euro e dall’Italia 5,3 miliardi di euro nel 2015 (2 miliardi in meno rispetto al valore massimo registrato anni addietro).

In realtà, anche il 2015 è stato un anno di rilevanti movimenti. Infatti, 250.000 citta- dini stranieri sono stati registrati presso le anagrafi come persone in arrivo dall’estero e 72mila sono stati i nuovi nati da genitori entrambi stranieri (quasi un sesto di tutte le nasci- te del paese). Ciò nonostante, la popolazione straniera non è aumentata perché, rispetto agli anni precedenti, è stato eccezionalmente alto il numero degli immigrati che hanno acquisito la cittadinanza italiana (178mila nel 2015), portando la popolazione italiana di origine straniera a 1 milione e 150 mila. Inoltre, seppure in misura minore, è continuato il flusso di ritorno tra i 64.000 cittadini non comunitari, ai quali non è stato rinnovato il per- messo di soggiorno (nel 2014 i permessi non rinnovati furono 155.000).

Gli immigrati residenti assicurano un supporto alla società italiana. Essi sono il 10,5% degli occupati, nonostante a causa della crisi il loro tasso di disoccupazione sia salito al 16,2%. Anche se hanno all’incirca lo stesso livello di istruzione degli italiani, essi mostrano una grande disponibilità a svolgere tutti i lavori: infatti, tra di essi solo il 6,8% svolge professioni qualificate, mentre quasi la metà delle donne immigrate lavora nel settore dome- stico, verso il quale le italiane continuano a essere riluttanti.

La lunga crisi non ha pregiudicato il dinamismo imprenditoriale degli immigrati e le loro imprese incidono per il 9,1% sul totale di quelle attive. Essi, inoltre, stanno ridiventando protagonisti nell’ambito delle compravendite immobiliari e sui relativi mutui bancari (incidenze, rispettivamente, del 8,7% e del 13,6% nel 2015 secondo le indagini di Scenari Immobiliari e del Gruppo Tecnocasa). Come negli anni precedenti, i contributi previdenziali da loro versati anche nel 2015 sono molto alti (10,9 miliardi di euro), mentre continua a essere minima la quota di pensionati (gli immigrati sono appena lo 0,3% del totale dei beneficiari). In considerazione di questi e di altri fattori presi in esame nel Dossier, il saldo tra i diversi contributi da loro versati e quanto loro ricevono dai fondi pubblici evidenzia una somma di 2,2 miliardi di euro a favore dell’erario.

È rilevante anche la funzione degli immigrati a livello demografico. La dinamica naturale della popolazione italiana è già adesso deficitaria (nel 2015 prevalenza di 162mila unità delle morti sulle nascite) e andrà peggiorando nell’arco del periodo 2011-2065: secondo lo scenario più realistico ipotizzato dall’Istat, il saldo sarà negativo di ben 11,5 milioni di unità (28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi), compensati dai flussi migratori che saranno positivi per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite).

Nel futuro dell’Italia è iscritta l’immigrazione. È previsto a metà secolo il raddoppio di questa popolazione, così come sarà forte l’aumento di quelli che acquisiranno la cittadinanza italiana. I flussi attuali solo a distanza di tempo potranno diminuire, senza estinguer- si. Questi flussi, anche se comportano problemi, sono funzionali al raggiungimento di un livello minimo di equilibrio demografico. Pertanto, i dati statistici – questo è il messaggio del Dossier Statistico Immigrazione 2016 invitano a una lettura contro corrente della realtà, e richiedono adeguate politiche migratorie. Finora sono stati deboli i segni della ripresa, ma se si riuscirà a incrementarla (è questo il vero problema dell’Italia), l’immigrazione sarà una leva indispensabile e si comprenderanno meglio le ragioni della convivenza.

(Fonte : Centro Studi IDOS – DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2016)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *